La natura cerca di riappropriarsi degli spazi abusati dall’essere umano, mentre quest’ultimo continua a cercare di superare i limiti imposti dalla natura stessa: rincorre un ideale estetico riguardante il corpo, un prototipo di desiderabilità, uno stereotipo di perfezione irraggiungibile.
Nello spazio scenico un ecosistema fatto di corpo, natura e artificio: quattro figure antropomorfe, divise equamente tra prede e predatori, si susseguono, si accordano su tracce accennate e segni abbozzati, sfumature reali di schizzi utopici. I gesti si innestano nello spazio, corpi armoniosi oscillano e si influenzano attraverso movimenti poetici e audaci, a tratti ginnici.
Il progetto indaga l’equilibrio tra natura e uomo e la condizione del libero arbitrio.